“Whoever you are, I have always depended on the kindness of strangers”
Vi è mai capitato di desiderare ardentemente di prendere una valigia, riempirla di vestiti e sogni, preparare la vostra tenda, mettere in moto la vostra auto e partire verso un mare meraviglioso, profondo e agitato come la vostra anima? Bene. Ora pensate intensamente a questa sensazione e seguiteci nel nostro viaggio verso…le Marche.
Giorno #1. Pronti, partenza via!
Caricati bagagli sulla nostra auto un po’ vecchiotta e sgangherata, siamo partiti di buon’ora. Direzione: Porto Recanati. Riuscendo miracolosamente a non finire imbottigliati nel traffico dell’autostrada, carichi come molle (anche grazie alla radio che, con frequenza, ci continuava a riproporre l’ormai affermato tormentone Andiamo a comandare), dopo esserci persi per stradine di compagna circondate da meravigliosi girasoli in fiore, siamo arrivati a destinazione: un grazioso campeggio in riva al mare in località Marcelli (Porto Recanati). Mentre il moroso, da bravo uomo di casa, si improvvisava Mcgyver e montava tenda ed attrezzatura necessaria, io esploravo la zona. Dopo un breve pranzo veloce, il mare ci ha chiamati: un tuffo, una bella doccia di sole e un po’ di sana aria pulita da respirare per depurarsi per bene e rilassarsi. Ne è seguita una rilassante passeggiata sul lungomare, e poi…a letto, senza nemmeno darsi la buonanotte, siamo crollati, felici ed emozionati.
Giorno #2. Le grotte di Frasassi, Loreto e…una deliziosa sorpresa!
Alzarsi presto, oltre che essere quasi un obbligo quando si è in tenda, è anche il modo migliore per approfittare di tutta la giornata e visitare più luoghi possibili. Così, dopo una colazione dolce, anzi dolcissima, ci siamo diretti verso Frasassi, località famosa per le grotte naturali diventate ormai un’imperdibile tappa per chi viaggia nella zona. Qui, dopo aver aspettato il nostro turno, abbiamo preso la navetta che avrebbe portato il nostro gruppo alle grotte, situate a pochi minuti (in macchina) dalla biglietteria. Una volta arrivati a destinazione, una guida gentile e preparata ci ha istruiti sui comportamenti necessari in grotta: non toccare stalagmiti e stalattiti e vestirsi pesanti (in grotta c’è una temperatura costante di 14 gradi e un’umidità del 100%). Appena entrati, non abbiamo potuto trattenere l’emozione e i nostri occhi si sono illuminati: un’enorme cavità si apriva davanti a noi, ricchissima di meravigliose costruzioni simili a giganteschi palazzi naturali. In grotta, la totale mancanza di oggetti di uso quotidiano fanno perdere completamente la percezione delle misure e la razionalità, tanto che stalagmiti di più di due metri possono apparire, accanto ad altre ben più grandi, dell’altezza di pochi centimetri. E’ meraviglioso guardarsi intorno e rendersi conto dell’immensità della natura e della nostra piccolezza rispetto ad essa. In questo senso, le grotte ci fanno forse trovare un’altra percezione di noi, regalandoci una nuova visione della nostra esistenza: la nostra infinita piccolezza rispetto all’immenso ci fa rispettare in modo totale la meraviglia naturale.
Una volta in superficie, superato l’iniziale trauma per il cambio climatico, abbiamo ripreso la macchina e ci siamo diretti verso un luogo in cui mangiare qualcosa. Non conoscendo bene la zona, ma volendoci allontanare dai posti più turistici per cercare un pasto a buon prezzo, abbiamo seguito le frecce verso un paesino, guidati solamente dalla bella sensazione che il suo nome ci ispirava: Serra San Quirico. Convinti di stare per imbatterci in un paese come tanti, ci siamo invece ritrovati ai piedi di uno stupendo paesino costruito interamente in pietra: una di quelle cittadine che ancora conservano il fascino e l’atmosfera del loro passato. Qui, affidandoci alle indicazioni di due gentilissimi passanti, incuriositi da questi due ragazzi con gli zaini in spalla e l’aria da esploratori, ci siamo diretti verso la piazza principale, dove abbiamo trovato un delizioso bar. Anche qui, l’aria che respiravamo era quella della tradizione. I gentilissimi gestori ci hanno invitati a provare le specialità della zona, che si sono rivelate una deliziosa sorpresa: la crescia (che, come ci ha detto la cuoca E’ come una piadina, ma più buona), e i calcioni, dolcetti ripieni di formaggio, davvero buonissimi. Dopo pranzo e caffè, una volta salutato l’accogliente personale, siamo ripartiti alla volta di Loreto.
Arrivati a Loreto, abbiamo trovato parcheggio proprio ai piedi del centro storico e della basilica. Purtroppo, essendo il nostro viaggio in questa città un po’ improvvisato, mi sono subito resa conto di essere impossibilitata a far visita ai luoghi sacri, in quanto non mi sentivo vestita in modo consono. Il mio commento sarà dunque riferito solo alla città in sé, senza riferimenti ai luoghi di pellegrinaggio o alle strutture religiose. Il luogo certamente più interessante e più d’impatto è la piazza principale, su cui si affaccia la basilica. Il centro storico è interamente dedicato alla religione ed infatti offre un gran numero di negozietti e botteghe di presepi ed oggetti sacri. Ciò nonostante, proprio alla fine di una delle vie principali, ci si ritrova, con sorpresa, in una graziosa piazzetta dedicata a Garibaldi, dove, inoltre, troviamo una lapide in memoria di Salvo d’Acquisto. Uscendo dalla città, invece, imperdibile la balconata dalla quale ammirare le colline che si affacciano direttamente sul mare.
Rientrati, dopo doccia e cena in campeggio, ci siamo concessi un giro per la deliziosa cittadina di Porto Recanati, molto viva la sera, soprattutto sulla zona del lungomare, dove tutti i localini si accendono e danno vita ad un piacevole paesaggio estivo e giovane.
Giorno #3. Recanati: città della poesia.
Il terzo giorno, per me, è stato un vero e proprio pellegrinaggio verso la casa natale di uno dei personaggi che hanno accompagnato non solo i miei studi, ma anche la mia adolescenza: Giacomo Leopardi. Recanati, oltre ad aver dato i natali al poeta, però, è uno splendido gioiello incastonato tra le colline marchigiane, immerso nel verde e da cui si può ammirare l’immensità del mare. Appena entrati dalla porta della città, è impossibile non lasciarsi guidare dai versi di Giacomo, appesi a tutti i muri, che sembrano fare da sottofondo alla passeggiata per le strade che, un tempo, furono le SUE strade. Tali versi, scritti nero su bianco, ci hanno accompagnati fino alla casa in cui nacque e visse Giacomo, oggi ancora casa privata della famiglia Leopardi. Affacciata sulla Piazzuola del Sabato del Villaggio, la biblioteca resta l’unica parte della casa visitabile ad oggi. Incredibilmente ricca di testi e meravigliosamente arredata, la biblioteca ci trasporta ai tempi in cui Giacomo, bambino e poi ragazzo, lavorava sulle sue sudate carte, genio già riconosciuto quando ancora in vita. Ammetto di non aver potuto trattenere qualche lacrima, passando accanto al banco su cui il poeta amava studiare, o dopo essermi affacciata dalla finestra da cui egli ascoltava il canto della ragazza a cui dedicò A Silvia. A Recanati tutto parla di Giacomo: spostandoci poco più in alto, ci siamo ubriacati di bellezza affacciandoci sul Colle dell’Infinito, poi abbiamo ammirato la Torre del passero solitario, fino ad arrivare alla piazza principale della città, dove un’imponente statua del poeta troneggia, a pochi passi dal Liceo Giacomo Leopardi. Insomma, l’intera Recanati è un meraviglioso omaggio a lui, immenso poeta e genio, seppure lo sia in modo discreto, senza esagerazioni nè attrazioni turistiche. Recanati ti racconta di Giacomo, ma lo fa sottovoce, con delicatezza, in pieno stile del poeta.
N.B.: Consiglio per un pranzo gustoso e veramente economico a Recanati. A pochi passi dalla casa natale di Giacomo c’è un piccolo localino che offre pizza al taglio a prezzi davvero stracciati. Si chiama pizzeria Diamante, il gestore è un ragazzo di origine argentina simpaticissimo: mangiare bene, spendendo poco ed in ottima compagnia!!!
Non c’è cosa migliore, alla fine di una giornata passata tra le strade afose di una città, di concludere il pomeriggio con un bel tuffo nell’acqua cristallina del mare e poi, dopocena, fare una vasca per il centro della cittadina (in questo caso, Marcelli).
Giorno #4. Urbani, Sirolo, Numana…e una sana abbuffata.
Non poteva di certo mancare una giornata dedicata ad una delle spiagge più belle delle Marche: quella di Urbani, a Sirolo. La zona, infatti, offre quattro spiagge meravigliose, molte delle quali, però, raggiungibili solo in barca. Urbani, invece, situata ai piedi del centro storico della città, è facilmente raggiungibile a piedi o in autobus ed offre una grande spiaggia libera (solo in piccola parte privata). Sarebbe inutile dilungarsi in lunghe descrizioni del colore del mare, del suo profumo e dell’atmosfera del luogo: le foto parlano da sole…
Risalendo fino al centro storico di Sirolo, poi, abbiamo colto l’occasione per ammirare il panorama e lo spettacolo del mare ai nostri piedi dalla balconata della piazza principale. Ad ora di pranzo, abbiamo deciso di dirigerci verso Numana, per avvicinarci al nostro campeggio. Qui, abbiamo fatto una piacevole scoperta: la pescheria Ricci, locale a conduzione famigliare, dove i gentilissimi e davvero simpatici proprietari ci hanno deliziato con piatti a base di pesce fresco buonissimi, con porzioni abbondanti, a prezzi davvero economici. Speriamo tanto di tornare presto a trovarli!!! Ne abbiamo poi approfittato per fare un giro per il grazioso centro della città e per riposarci all’ombra degli alberi sulla terrazza situata nel punto più alto del centro, cullati dal suono e dal profumo del mare. La sera, ci siamo concessi una cenetta romantica nel ristorante da Anna, a Marcelli, proprio sul lungomare: anche qui, personale cordiale e molto ospitale e tutto molto buono. Insomma, dell’ospitalità, in questa vacanza, proprio non ci siamo mai potuti lamentare!!!
Giorno #5. Castelfidardo, Osimo e un po’ di abbronzatura.
Il quinto giorno ci siamo avventurati per le stradine strette e i vicoli in pietra della cittadina di Castelfidardo, nota per essere la casa della fisarmonica, oltre che per l’importante battaglia grazie alla quale fu possibile realizzare l’Unità d’Italia. All’entrata del centro storico, una terrazza affacciata sui colli è ornata da un’imponente fontana dedicata alla musica. Una volta entrati, imperdibili sono di certo il PiMuseo della Fisarmonica e la piazza principale (interamente dedicata alla repubblica). A Castelfidardo, è inoltre presente la fisarmonica funzionante più grande del mondo.
Più tardi, ci siamo diretti verso Osimo, bellissima cittadina marchigiana, della quale vi parlerò in seguito, perchè, spinti dal caldo e dal sole, abbiamo deciso di rimandarne la visita all’ultimo giorno di vacanza, terminando il nostro quinto giorno d’avventura in spiaggia.
Giorno #6. Pioggia, vento e le grotte romane di Osimo.
Come dicevo, il quinto giorno abbiamo dedicato il nostro pomeriggio alla spiaggia, convinti dal meteo che prometteva acqua per il giorno seguente. In effetti, il nostro ultimo giorno di vacanza è stato all’insegna di nuvoloni neri che, per tutto il giorno, hanno minacciato di scaricare litri e litri di acqua. Ne abbiamo dunque approfittato per tornare ad Osimo e fare visita alle sue grotte romane. Per raggiungere il centro della città, dal parcheggio ai suoi piedi, ci siamo avvalsi di un particolare ascensore e di una scala mobile che portavano direttamente alla strada principale. Una volta lì, essendo ancora molto presto per la visita, ci siamo recati al punto più alto del colle, da dove è possibile ammirare, dai giardini, il panorama ed il paesaggio steso ai nostri piedi. Una volta arrivato l’orario di apertura delle grotte, ci siamo diretti sul posto ed una guida davvero competente ci ha fatto alcune raccomandazioni prima di entrare. La città di Osimo ospita un enorme numero di grotte naturali che venivano usate già al tempo dei romani: ad oggi, solo una piccolissima parte di esse sono visitabili per motivi di sicurezza, ma anche perchè non tutte sono state ancora censite. Noi abbiamo visitato quelle denominate Grotte del Cantinone, utilizzate in passato dai frati francescani per la conservazione del vino, ma poi anche diventate necessarie per la popolazione di Osimo come rifugio per fuggire dai rastrellamenti durante l’epoca del nazifascismo. Consiglio a tutti l’esperienza in grotta: provare qualche minuto di buio totale, respirare l’aria umida dell’ambiente, immergersi nella storia ed immaginare ciò che lì dentro accadde è davvero qualcosa di entusiasmante e commovente, al quale non bisogna assolutamente rinunciare. Speriamo tanto che altre grotte vengano aperte al pubblico, e di tornarvi molto presto per un’altra visita nel sottosuolo.
Niente è più triste di dover salutare un posto di cui ci si è innamorati e nel quale si vorrebbe restare più a lungo. Tanto è ancora da vedere, tanto ancora da scoprire, tante persone nuove aspettano di essere conosciute in questo luogo magico. Andarsene dalle Marche, smontare la nostra tenda e tornare a casa è significato, di nuovo, lasciare un pezzetto di cuore in un luogo magico, accogliente, in cui ci siamo sentiti davvero i benvenuti. Per questo ringraziamo i cittadini marchigiani per la loro accoglienza, la loro disponibilità, l’aiuto che ci è stato dato in più di un’occasione; ringraziamo i nostri vicini di tenda, che non siamo riusciti a salutare, ma che sono stati pronti fin dal primo giorno ad offrirci ciò che ci mancava e a regalarci un sorriso; ringraziamo le guide, preparatissime e molto professionali (da casa Leopardi, a Frasassi, a Osimo); ringraziamo i ristoratori e i negozianti, gentili e disponibili a chiarire qualsiasi nostro dubbio. Insomma, ringraziamo questi posti meravigliosi e il loro popolo, che davvero ci hanno convinti che ancora, in mezzo all’orrore che vediamo ogni giorno, c’è chi crede che la miglior arma con cui lottare sia la gentilezza e la solidarietà.
Grazie, Marche. Vi portiamo nel cuore.